SAN MICHELE - Sornico.

 

 

L’antico Oratorio di S. Michele a Sornico, di probabile origine longobarda e appartenente fino al 1202 al Monastero di S. Dionigi di Milano, come altri edifici religiosi liernesi aveva subito una riedificazione all’inizio del Seicento.

L’edificio conserva un aspetto lindo e campestre ed è ravvivato sulla facciata esterna da un piccolo affresco del 1826 rappresentante S. Michele Arcangelo.

A destra della porta d’ingresso è posta una  pregevole pila per l’acqua benedetta in pietra scolpita.  La sacrestia fu edificata nel 1731 e conserva un lavabo in marmo rosso.

Sulle pareti ai lati dell’altare sono appese due tele a olio di grandi dimensioni, di cui una datata 1688, raffigurante S. Antonio con le Anime Purganti, l’altra rappresentante S. Luigi di Tolosa.

L’altare è in marmi policromi con  inserti in madreperla e sul muro di sfondo è dipinto un affresco tardo settecentesco con angeli e decorazioni floreali.

Sopra l’altare è apposta una bella icona, non datata, rappresentante S. Michele con lo sfondo del lago e delle montagne locali. Un crocefisso ligneo dipinto, di epoca incerta, orna l’arcone del presbiterio.

Le prime notizie scritte sull’Oratorio risalgono al 1668; a quel tempo non aveva reddito, però deteneva in dote qualche piccola terra da cui si ricavavano poche lire.

All’interno vi era un quadro dipinto con l’immagine di S. Michele, S. Carlo e S. Francesco con la Beata Vergine e Gesù infante.

Le processioni delle Rogazioni Minori e Maggiori facevano sosta a S. Michele nel Settecento.

Nel 1736 l’edificio, dotato di una nuova sacrestia arredata, era ben tenuto e imbiancato di fresco, con pavimento in cemento e  con l’altare in marmo guarnito con vaso per i fiori, candelabro, croce e tabella.

La chiesetta beneficiava del legato di Ippolito Rosaspini e di sua moglie Cattarina, istituito con testamento del 1714. Il vescovo del tempo evidenzia anche l’antico giuspatronato del Nob. R.D. Galeazzo Tencha  di Varenna  e il più recente del  Nob. R.D. Jacobi de Georgi Bertola fu Bartolomeo di Mandello.

Il Beneficio di S. Michele era costituito da alcune “pezze di terra” e da due case affittate, il cui reddito serviva per la celebrazione di 229 messe annue, che permettevano la sopravvivenza di un sacerdote.

Alla fine del Settecento la dote era formata da una stalla con cassina  e da  47 pertiche di terreni coltivati, prati e pascoli, lavorati da massari e da cui si ricavava pochissimo.

Nel 1867  il Beneficio venne svincolato dalle ultime patrone mandellesi Agliati, che cedettero i beni costituenti la dote alla Fabbriceria parrocchiale. Questa nel 1873 vendette all’asta pubblica i fondi, ricavando 6256 lire che davano un introito netto di 270 lire annue sufficienti per la celebrazione di sole cinquanta messe. Si mantenne però la consuetudine di celebrare la messa cantata il 29 settembre, giorno dell’apparizione del santo titolare.